Camellia japonica L.

Famiglia Theaceae

Camellia japonica L.

Largo Tonolli, Lungolago Pallanza

-“C’era una volta…”

-“un re!” diranno subito gli ascoltatori.

-“No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta una Camellia japonica”.

La Camellia japonica era elegante, portava degli irresistibili fiori variopinti e delle splendide foglie verdi. Tutti quelli che facevano visita alla Reggia di Caserta, se ne innamoravano a prima vista. Si racconta che ugual sentimento provò anche un rappresentante della nobile famiglia Borromeo Arese, giunto alla corte di Napoli per sbrigare faccende diplomatiche. L’attrazione verso questa pianta fu così forte che riuscì a ritornare nei suoi possedimenti sul Lago Maggiore con un esemplare di Camelia. Se non proprio con quella della Reggia, con una altrettanto bella.

Nella prima metà dell’Ottocento il conte Giberto V Borromeo Arese e suo figlio Vitaliano IX incaricarono i giardinieri Rovelli di rinnovare il patrimonio botanico dell’Isola Madre. E così la Camellia japonica proveniente da Caserta fu piantata sull’Isola: il primo esemplare del Lago Maggiore. Il clima mite e piovoso, l’acidità del suolo favorirono la sua propagazione. Noi discendenti della bella Camellia japonica ci siamo moltiplicate e sparpagliate per tutti i giardini delle sfarzose ville che i ricchi signori iniziarono a costruire sulle rive del lago.

Ed eccomi ancora qui a raccontarvi questa antica storia.

Io e le mie due sorelle siamo tra le piante più vecchie di questo lungolago. Siamo state piantate nella seconda metà dell’Ottocento per volere della facoltosa famiglia De Marchi, che proprio nella villa qui di fronte era solita soggiornare durante le vacanze. Per volere di Marco De Marchi e della moglie Rosa Curioni questa villa ospita, dal 1938, l’Istituto di Idrobiologia a lui dedicato, oggi sede d’eccellenza del CNR per lo studio delle acque.

A proposito di altri esemplari secolari. Se vi capita di passare nei pressi del parcheggio di Villa Simonetta a Intra potrete ammirare una Camellia japonica enorme, imponente. Datele un abbraccio: ne sarà felice.

Camelia japonica parcheggio di Villa Simonetta.

Noi Camellia japonica, abbiamo un carattere parecchio flessibile e fin da subito ci siamo ben adattate a questi luoghi di lago. Il terreno acido che si trova da queste parti, poi, ci piace davvero parecchio. Molti giardinieri della zona, primi tra tutti i fratelli Rovelli, si sono per anni divertiti a giocare con noi, creando moltissime cultivar. A un certo punto, però, siamo passate di moda: i giardinieri si sono un po’ dimenticati delle camelie. Ma si sa, le mode ritornano: nel 1960 Piero Hillebrand ha ricominciato a coltivarci in queste terre, moltiplicandoci per talea. Cinque anni dopo l’ingegnere Antonio Sevesi, nostro grandissimo estimatore, ci ha persino dedicato una associazione: la Società Italiana della Camelia!

Beh, non per essere vanitose, ma noi camelie un po’ di attenzioni ce le meritiamo. “E perché mai?” Direte voi. Su una sola pianta potete trovare fiori di colori diversi, non è mica da tutti no? Ma non finisce qui. La nostra parente Camellia oleifera vi regala, dai suoi grossi semi, un pregiato olio che da secoli usate per farvi belli. E se vi pare, potete pure usarlo per curarvi o per cucinare. E che dire della Camellia sinensis? Lei è addirittura capace di offrirvi un’ottima tazza di tè.

Camellia sinensis

Capite, adesso, come mai il Borromeo, alla Reggia di Caserta, si innamorò di una camelia?

Etimologia del mio nome

[Camellia] dal cognome del missionario e botanico ceco Jiri Josef Camel (in tedesco George Joseph Kamel, latinizzato Camellus o Camelius, 1661-1706) 

[japonica]originaria del Giappone

Dove ci troviamo a Verbania

  • -Intra, posteggio di Villa Simonetta
  • -Intra, lungolago 
  • -Intra, Piazzale Flaim
  • -Suna, Lungolago
  • -Suna, Via P. Troubetzkoy
  • -Pallanza, Villa Giulia
  • -Pallanza, Villa Majoni
  • -Pallanza, Villa Olimpia
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